a cura di Fabio Cutrera, Direttore Generale Confapifidi e Michele Montecchiani, direttore di Confapi Ancona.

Il quinto appuntamento del 1° ciclo di Webinar Informativi “I Giovedì di Confapi” ha proposto un approfondimento sull’importanza di conoscere la sostenibilità del debito (e cosa fare perché sia tale), saperla trasferire alle banche affinché mantengano il sostegno e l’accompagnamento della propria impresa in un contesto post pandemia.

LA PREMESSA

Per tutto il 2021 rimarranno pressoché invariate le condizioni agevolate di accesso al credito.

LA SITUAZIONE

Rispetto al 2020 la situazione è leggermente cambiata anche se il 90% della garanzia del prestito resta sempre in capo allo Stato. In 12 mesi alle imprese italiane sono arrivate prestiti per 150 miliardi di euro di cui prestiti fino a 30 mila euro hanno occupato circa 20 miliardi di euro sostenendo le micro imprese. Il resto, circa 120 miliardi, sono andati alle piccole e medie imprese, quindi un’enormità di credito. Da questo conteggio restano fuori i prestiti alle grandi imprese per importi molto significativi che sono stati garantiti dalla Sace.

Il Fondo di garanzia garantiva negli anni precedenti tra 15 e 20 miliardi di euro. Sono diventati 150 miliardi in un solo anno di risorse che comunque vanno restituite a rate ed in un arco temporale limitato.

Nel 2021 le condizioni restano agevolate pur esistendo una serie di fattori tra cui il merito di credito, che contribuiscono a valutare se un’azienda può dirsi finanziariamente sana o finanziariamente impegnata. Questa è una differenza rispetto all’anno scorso nel quale, con la riforma del fondo di garanzia, la concessione del credito riguardava le imprese finanziariamente sane al 31.12.19 di fatto non considerando la situazione dell’azienda al momento della richiesta e concessione del credito. Alla fine del 2021 si ha l’alta probabilità di uscire in pochi mesi dalla situazione emergenziale e di conseguenza occorrerà iniziare pagare i propri debiti, sia per quanto concerne le famiglie che le aziende. Oggi è logico supporre che una banca nel concedere nuovo credito si orienti preferibilmente a soggetti già poco indebitati.

Esempio: un’azienda con 1 milione di fatturato, considerabile sana al 31.12.19 e con pesanti perdite nel 2020 avrebbe potuto ottenere un finanziamento di 100mila euro, che dovrebbe restituire in 6 anni. Se questa stessa azienda avesse già ottenuto un finanziamento negli anni scorsi di 150 mila euro per l’acquisto di un macchinario in presenza di un cash flow generato dal conto economico sufficiente per rimborsare il vecchio debito, la banca dovrà chiedersi se l’azienda avrà la forza di rimborsare entrambi i finanziamenti.

LE PROBLEMATICHE CONCRETE

Oggi le aziende devono fare in modo di poter essere ancora “bancabili”. In questo contesto infatti vanno considerate due tipologie di aziende:

  • Quelle che fuori dalla pandemia, dall’emergenza, dalle chiusure e dalle restrizioni alla mobilità hanno effettive possibilità di avere un conto economico prospettico positivo che consentirà loro di onorare gli impegni

  • Quelle che sanno già che il proprio cash flow non consentirà di restituire il prestito ottenuto nel 2020 nei successivi 5 anni nonostante l’anno di preammortamento e che dovranno necessariamente allungare i termini di scadenza per evitare l’insolvenza.

Chiedere oggi nuovo credito significa accompagnare la richiesta alle banche con un business plan realistico che consenta una previsione sostenibile sulle modalità della propria ripartenza per dimostrare di essere credibile. E’ per questo il Presidente nazionale di Confapi Maurizio Casasco fin dall’avvio di questa operazione di finanziamento massiccio delle imprese nella primavera 2020 aveva chiesto di prevedere una restituzione del debito per i prestiti oltre 30 mila euro, in un tempo triplo di quello poi stabilito, cioè di 15 anni, per mettere tutte le aziende nella condizione di potercela effettivamente fare.

Il 18 marzo 2021 Confapi e ABI a distanza di un anno dalla previsione del presidente Casasco, hanno ufficializzato tale richiesta firmando congiuntamente una lettera inviata alla Commissione Europea e al MISE e complessivamente a tutte le istituzioni nazionali ed europee, chiedendo di allungare l’estensione proprio a 15 anni. Diversamente moltissime imprese sarebbero in difficoltà.

Il termine di 15 anni è da considerarsi un paracadute a disposizione di tutte le aziende contemplando ovviamente la possibilità di liquidare anticipatamente il prestito laddove sussistano le condizioni.

Intesa San Paolo come Banco Marchigiano sono i due istituti bancari che fanno operazioni di rimodulazione del debito a 15 anni sostenendo queste tesi.

LE CONCLUSIONI

Confapifidi si è adoperato per azzerare il rischio della banca aggiungendo la garanzia di Stato e contribuendo a consolidare la posizione delle aziende che hanno necessità di nuovo credito o di rinegoziare quello già ottenuto.

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